Quando, qualche anno prima che Giovanni Vannucci passasse all'altra sponda, lo incontrai alle Stinche, ne provai un’impressione profonda. Tutti gli ulivi lì intorno e le linee semplici del monasterino, con la chiesa di un puro romanico, creavano intorno a lui un alone perfetto, su misura della sua persona: l’immagine — per me — di colui che sa le cose di Dio, per un silenzioso e semplice contatto con Lui di tutto il suo essere. In queste pagine, che ho letto con fremito d’anima nello Spirito, l’ho ritrovato. Con quel conversare spoglio d’ogni ricercatezza, e immediato, com’è immediata la mano che per te coglie un fiore e te lo dona dopo averti invitato a stupirtene, Giovanni Vannucci ti entra dentro, cercando le vie del cuore. La validità, anzi la piena attualità del suo dire è proprio questo modo di parlare, svegliando il cuore. In una società smarrita e con segni certi di morte per asfissia e soffocamento nei beni e nelle preoccupazioni solo materiali, padre Giovanni semina con queste pagine intuizioni che, oggi più di sempre, sono vitali. Attraverso queste pagine illuminanti sul mistero dello Spirito Santo e su quello dell’Eucaristia, padre Vannucci fa saltare tanta pesante e arida sovrastruttura che allontana dal mistero invece di aiutare a incontrarlo e a entrarci vivi (Maria Pia Giudici).
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