Da sempre l’essere umano desidera “tornare a casa”, tornare a quella dimensione di pace e tranquillità alla quale sente di appartenere. L’Odissea è certamente uno dei più grandi racconti del viaggio di ritorno, ricco di pericoli, battaglie, amori e trionfi. La lotta di Ulisse contro ostacoli umani e divini, e contro i suoi impulsi, rappresenta un valido esempio per chi, come lui, sta cercando di tornare a casa e che combatte quotidianamente contro le difficoltà della vita. Ma l'Autore suggerisce qualcosa in più. Da compassionevole maestro Zen quale è utilizza l’Odissea per indicarci la Via di ritorno spirituale. Piuttosto che usare antiche storie cinesi — come fanno normalmente i libri sullo Zen — per aprirci la mente e il cuore, e farci procedere risolutamente verso la nostra patria spirituale, usa le storie dell’Odissea, storie che appartengono profondamente alla nostra cultura, e che dunque sono assolutamente comprensibili alla mente occidentale. Per esempio, il difficile concetto Buddhista dell’anatman, o non-io, viene spiegato attraverso la storia di Ulisse che si presenta come Nessuno al Ciclope. Allo stesso modo la pratica meditativa della consapevolezza viene presentata come l’antidoto alla dimenticanza che avvolge i lotofagi. Ma c’è di più. Abilmente l'Autore affianca all’antica saggezza Zen citazioni dal Cristianesimo, dall’Ebraismo, dalla teologia e dalla filosofia, attingendo alla sua unica e unificante visione della vita. E accanto alla teoria, la pratica. Ogni capitolo si conclude con un esercizio di meditazione. Passo dopo passo il lettore viene condotto lungo il viaggio interiore attraverso una serie di pratiche interiori profondamente utili a chi intende avvicinarsi alla meditazione Zen ma anche a tutti quelli che, come Ulisse «molti dolori patirono in cuore sul mare, lottando per la vita e pel ritorno».
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