Uno dei punti più difficili da capire per un meditante cristiano che inizia i primi passi verso il mistero del grande Silentium mysticum, è la presenza di Cristo nel centro del suo silenzio. Per un cristiano, abituato da bambino a percepire il Vangelo attraverso la vita di Cristo stesso, narrata dagli evangelisti ed approfondita poi nelle successive catechesi parrocchiali, letture, riflessioni, feste liturgiche, ecc. Cristo è essenzialmente il Cristo dell’Incarnazione: è un Cristo con un volto, un’età e una dimensione umana che lo avvicinano all’uomo e lo fanno familiare, «provato in tutto come noi, tranne il peccato» (Eb 4,15). Ma quando il meditante cresce e si inoltra nel mistero di sé stesso e dell’aldilà del suo intimo, dovrà prima o poi fare i conti col mistero del grande Silenzio, quello che la tradizione cristiana chiama il Silentium mysticum. L'Autore afferma che per ogni meditante cristiano di buona volontà, la vera e propria prova da affrontare in questa tappa, non è tanto l’incontro con l’esperienza del silenzio stesso (che poi può essere una bellissima esperienza), ma con quello che l’Autore chiama il Cristo silenzioso: Cristo senza volto, senza voce, senza forma né dimensione visibile... e tuttavia Cristo presente, vivissimo, vicinissimo. Sembra un paradosso!
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