Noi, donne e uomini del XXI secolo, abbiamo imparato che fare esperienza dell’umano significa fare esperienza di ciò che viene chiamato Dio. Va da sé che più sapremo crescere in umanità maggiormente il divino si rivelerà in noi e attraverso noi. Aver per troppo tempo tradito la carne significa aver disertato la divinità di cui siamo impastati. Abbiamo tradito il corpo a favore dell’anima, la carne per lo spirito. Ma al centro della Bibbia non c’è l’anima, bensì la vita. È tempo di tornare alla consapevolezza della nostra carne, a una rivalutazione del corpo, perché «Il corpo che noi siamo è una grammatica di Dio» (José Tolentino de Mendonça). La divinità per rivelarsi ci attenderà sempre laddove vivremo la vita nella sua pienezza, e si farà carne dove non tradiremo il corpo e ci prenderemo cura di quello dell’altro.
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