Dal percorso del libro l’Autore, dopo aver mostrato come Gesù sia il custode «dell’uno e dell’altro» giunge ad affermare che «come lui ci custodisce, così siamo chiamati anche noi a custodirci a vicenda gli uni gli altri, realizzando relazioni d’amore che uniscono e distinguono nello stesso momento». Per rileggere questo tema da un punto di vista differente vorrei far riferimento alla Regola di Benedetto, che, in fondo, potrebbe essere letta proprio attraverso questa stessa intuizione. Il monastero che Benedetto «sogna» non potrebbe essere visto come un luogo nel quale realizzare quella custodia «dell’uno e dell’altro» che Gesù ha vissuto? (Dalla Prefazione di Matteo Ferrari).