III

SIAMO
UOMINI DI
PREGHIERA

 In realtà, mentre preghiamo per i morenti, stiamo pregando anche per noi, per la nostra “buona morte”, perché la preghiera che nasce dall'amore per chi è nel bisogno ci ritorna, centuplicata, a favore nostro, perché il Signore non si lascia vincere in generosità: il bene che doniamo agli altri, lo stiamo donando anche a noi stessi.

E poi, oltre che per i morenti, preghiamo per i nostri cari, per il nostro prossimo vicino e lontano, per l’umanità intera, per chiunque ha necessità di preghiera. E preghiamo per i peccatori e per le anime del purgatorio. Preghiamo per la nostra Santa Madre Chiesa. Innanzitutto però, camminando in cordata, preghiamo gli uni per gli altri.

Quello intrapreso, dunque, è anche un cammino di santificazione personale, che però inizia a partire dalla preghiera per la salvezza dei morenti e nostra, e si espande in una preghiera di intercessione che deborda in ogni direzione, ovunque ci sembra di riconoscere un bisogno, un bisogno di preghiera.

Se osserviamo con attenzione ci accorgiamo, infine, che nella pratica della preghiera noi ci irrobustiamo e diveniamo sempre più capaci di preghiera, che possiamo praticare in ogni sua forma: diveniamo cioè degli umili “uomini di preghiera”.

E dunque, siamo uomini di preghiera, ma la preghiera, quando procede dal cuore, è innanzitutto un atto d’amore. Così, pregando, percorriamo un cammino di santificazione personale e comunitario, e la preghiera e l’amore diventano la nostra disciplina, il nostro dolce giogo.

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